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Napoleone Manuale Hoepli del 1899 1° edizione ottimo stato

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Napoleone Manuale Hoepli del 1899 1° edizione ottimo stato

Napoleone Manuale edito in Milano da Ulrico Hoepli nel 1899

Napoleone Manuale curato da Licurgo Cappelletti

Napoleone Manuale con Argomento su Napoleone I con  23 foto-incisioni

Napoleone Manuale in ottime condizioni di conservazione

Per informazioni clicca qui

Descrizione

Napoleone Manuale Hoepli del 1899 1° edizione ottimo stato

Napoleone Manuale edito in Milano da Ulrico Hoepli nel 1899

Napoleone Manuale curato da Licurgo Cappelletti

Napoleone Manuale con Argomento su Napoleone I con  23 foto-incisioni

Napoleone Manuale in ottime condizioni di conservazione

Hoepli (casa editrice)

Hoepli è una casa editrice italiana fondata a Milano nel 1870 da Ulrico Hoepli, editore svizzero naturalizzato italiano.

Specializzata in pubblicazioni scientifiche, svolge la sua attività nel settore della manualistica tecnica e nell’editoria scolastica,[1] è presieduta da Barbara Hoepli, discendente di un nipote fondatore.

Il dizionario online della Hoepli è stato scelto come motore di ricerca preinstallato in Mozilla Firefox 3.6, sostituendo Il dizionario della lingua italiana De Mauro, non più disponibile dal 2009.

 Storia

Stand dell’editore al Salone internazionale del libro 2016

Ulrico Hoepli nel 1870 rileva la libreria di Theodor Laengner in Galleria de Cristoforis, nel centro di Milano, per la cifra di 16.000 lire. L’anno successivo affianca all’attività libraria anche quella editoriale, pubblicando una grammatica francese di G. S. Martin. Nel 1875 pubblica il primo dei numerosi manuali della sua collana, il Manuale del tintore di Roberto Lepetit. Nel 1877 lo stampo editoriale inizia ad assumere più carattere scientifico e tecnico grazie all’incontro con Giuseppe Colombo, teorico dell’industrializzazione lombarda, con cui pubblica il Manuale dell’ingegnere, che avrà in seguito decine di edizioni.[2][3][4]

Hoepli (casa editrice) - Wikipedia

Dal 1878 il catalogo della casa editrice supera i 2000 volumi. Nel 1885 Ulrico Hoepli viene nominato libraio-editore della Real Casa di Savoia. Nel 1897 la collana Manuali Hoepli, asse portante del catalogo, raggiunge i 500 titoli. I principali argomenti trattati riguardano tecnica, arti e mestieri ma col passare del tempo viene dato spazio anche ad argomenti che esulano dalla normale linea editoriale, come la parapsicologia o la chiromanzia. Alla produzione si aggiungono nuovi filoni come quello dei libri per l’infanzia, delle collane di classici della letteratura italiana, dei libri di viaggio e delle riviste femminili e per l’infanzia. Dal 1881 la Libreria si occupa anche del settore antiquario. Per la casa editrice e la libreria lavorano trenta persone.[5][6]

Nei primi anni del novecento si avviano grandi opere come la Storia dell’arte di Adolfo Venturi e il Corpus Nummorum Italicorum, catalogo della collezione di monete di re Vittorio Emanuele III. Ulrico Hoepli, che non ha figli, chiama in casa editrice i nipoti Carlo Hoepli ed Erardo Aeschlimann.[7]

Durante la prima guerra mondiale la casa editrice subisce un rallentamento nella produzione, ma dal 1921 al compimento dei suoi primi cinquant’anni di vita editoriale, è di nuovo ai vertici nella diffusione della cultura tecnico-scientifica. Ulrico Hoepli decide a questo punto di affidare l’azienda ai due nipoti, Carlo Hoepli e Erardo Aeschlimann. Nel 1923 l’azienda viene trasformata in società anonima. L’anziano patriarca si spegne nel 1935, a ottantotto anni. Poco dopo, a causa del riassetto di Piazza San Babila, con la demolizione della Galleria De Cristoforis, casa editrice e libreria si trasferiscono in Via Berchet.[8][9]

Dopo la successione di Carlo al fondatore Ulrico, viene dato un nuovo impulso alla produzione editoriale con la pubblicazione di nuovi autori e di riviste come Sapere e Cinema. La produzione risente inevitabilmente del clima politico e culturale del fascismo, e nel 1933 Hoepli è scelta per la pubblicazione degli Scritti e Discorsi di Benito Mussolini in 12 volumi (pubblicati negli anni 1934-1940). L’avvento della seconda guerra mondiale apporta danni consistenti sia alla libreria (distrutta nei bombardamenti dell’agosto 1943), sia al magazzino (distrutto nel bombardamento dell’ottobre 1942), limitando la disponibilità dei titoli in catalogo da 4000 a 82.[10][11]

Libreria Internazionale Ulrico Hoepli - Librerie e fumetterie a Milano - Vivimilano

Nel 1945, dopo la fine del secondo conflitto, casa editrice e libreria riaprono in Corso Matteotti; Carlo ricostruisce il catalogo aggiungendo nuovi autori alle ristampe degli storici hoepliani, mentre nel 1955 si dà il via alla pubblicazione della Enciclopedia Hoepli in sei volumi, completata nel 1968, che richiede un grande sforzo editoriale solo in parte compensato dalle vendite. Nel 1958 viene inaugurata la nuova sede di via Hoepli 5, nel centro di Milano, progettata dagli architetti Luigi Figini e Gino Pollini, che ancora oggi ospita la libreria[12] e gli uffici della casa editrice.[13][14]

Libreria Internazionale Hoepli - Wikipedia

Negli anni Sessanta il successore di Carlo, Ulrico Carlo, figlio di suo figlio Ulrico[15] inizia il suo lavoro nella casa editrice, la quale si adatta ai continui progressi e ai cambiamenti della società estendendo la produzione a nuove tecnologie come le telecomunicazioni, l’elettronica e l’informatica. Negli anni settanta si sviluppa il settore dell’editoria per la scuola. Negli anni ottanta e novanta il catalogo della libreria conta circa 175.000 titoli. Con il presidente Giovanni Hoepli, figlio di Ulrico Carlo, è stata raggiunta la quinta generazione, il catalogo della casa editrice è sempre più orientato verso la tecnica, la manualistica, l’editoria scolastica e universitaria. Nel 2017 Barbara Hoepli viene nominata presidente, Matteo Ulrico Hoepli vicepresidente e Giovanni Ulrico Hoepli amministratore delegato.[16][17]

Direttori

  • Ulrico Hoepli, fondatore (1870-1935)
  • Carlo Hoepli (1935-1972)
  • Ulrico e Gianni Hoepli (1972-2006)
  • Ulrico Carlo (2002-2017)
  • Barbara Hoepli (dal 2017)

Napoleone Bonaparte

Napoleone Bonaparte - Wikipedia

Napoleone Bonaparte, spesso chiamato per antonomasia anche solo Napoleone (Ajaccio, 15 agosto 1769[1]Longwood, Isola di Sant’Elena, 5 maggio 1821), è stato un politico e generale francese, fondatore del Primo Impero francese e protagonista della prima fase della storia contemporanea europea, detta “età napoleonica“.

Nato in Corsica da una famiglia della piccola nobiltà italiana, studiò in Francia, dove divenne ufficiale d’artiglieria e quindi generale durante la Rivoluzione francese. Famoso grazie alle vittorie ottenute nel corso della prima campagna d’Italia, dopo il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799) assunse il potere in Francia: fu Primo Console dal novembre di quell’anno al 18 maggio 1804, e Imperatore dei francesi, con il nome di Napoleone I (Napoléon Ier) dal 2 dicembre 1804 al 14 aprile 1814 e nuovamente dal 20 marzo al 22 giugno 1815. Fu anche presidente della Repubblica Italiana dal 1802 al 1805, re d’Italia dal 1805 al 1814, «mediatore» della Confederazione svizzera dal 1803 al 1813 e «protettore» della Confederazione del Reno dal 1806 al 1813.

Scopriamo qual era la vera altezza di Napoleone Bonaparte

Grande uomo di guerra, protagonista di oltre vent’anni di campagne in Europa, Napoleone è stato considerato il più grande stratega della storia dallo storico militare Basil Liddell Hart,[2] mentre lo storico Evgenij Tàrle non esita a definirlo “l’incomparabile maestro dell’arte della guerra” e “il più grande dei grandi”.[3] Grazie al suo sistema di alleanze e a una serie di brillanti vittorie contro le potenze europee, conquistò e governò larga parte dell’Europa continentale, esportando gli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale e arrivando a controllare numerosi Regni tramite persone a lui fedeli (Giuseppe Bonaparte in Spagna, Gioacchino Murat nel Regno di Napoli, Girolamo Bonaparte in Vestfalia, Jean-Baptiste Jules Bernadotte nel Regno di Svezia e Luigi Bonaparte nel Regno d’Olanda).

La sua riforma del sistema giuridico (confluita nel Codice Napoleonico) introdusse chiarezza e semplicità delle norme e pose le basi per il moderno diritto civile.

La disastrosa campagna di Russia (1812) segnò il tramonto del suo dominio sull’Europa. Sconfitto nella battaglia di Lipsia dagli alleati europei nell’ottobre del 1813, Napoleone abdicò il 4 aprile 1814 e fu esiliato all’isola d’Elba. Nel marzo del 1815, abbandonata furtivamente l’isola, sbarcò a Golfe Juan, vicino ad Antibes, e rientrò a Parigi senza incontrare opposizione, riconquistando il potere per il periodo detto dei “cento giorni“, finché non venne definitivamente sconfitto dalla settima coalizione nella battaglia di Waterloo, il 18 giugno 1815. Trascorse gli ultimi anni di vita in esilio all’isola di Sant’Elena, sotto il controllo dei britannici. Dopo la sua caduta il congresso di Vienna ristabilì in Europa i vecchi regni pre-napoleonici (Restaurazione).

Napoleone Bonaparte - Rai Cultura

Fu il primo regnante della dinastia dei Bonaparte. Sposò Giuseppina di Beauharnais nel 1796 e, in seconde nozze, l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria, l’11 marzo 1810, dalla quale ebbe l’unico figlio legittimo, Napoleone Francesco, detto il re di Roma (18111832). La sua figura ha ispirato artisti, letterati, musicisti, politici, filosofi e storici, dall’Ottocento[4] ai giorni nostri.

Biografia

La nascita

Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio, in Corsica, poco più di un anno dopo la stipula del trattato di Versailles del 1768, con il quale la Repubblica di Genova lasciava mano libera alla Francia nell’isola, che fu così invasa dalle armate di Luigi XV e annessa al patrimonio personale del re.[5] La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola borghesia còrsa[6] e aveva forse lontane origini nobili genovesi.[7]

Il padre, Carlo Maria Buonaparte, avvocato laureatosi all’Università di Pisa, aveva effettuato ricerche araldiche per ottenere presso i lontani parenti di San Miniato una patente di nobiltà che gli conferisse prestigio in Patria e gli permettesse di meglio provvedere all’istruzione dei figli. Secondo alcune ricostruzioni, Napoleone avrebbe cambiato il cognome da “Buonaparte” in “Bonaparte” dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d’Italia, per renderlo più adatto alla lingua francese.[8] In realtà già nel suo atto di battesimo, redatto ad Ajaccio in lingua italiana, viene attestata la nobiltà della famiglia e si riporta il cognome Bonaparte,[9] prova che esso non era definitivamente fissato nella forma Buonaparte, mentre nei successivi atti, in italiano, relativi a Paola e a Luigi Napoleone il cognome, ancora nella forma Bonaparte, è preceduto dalla particella “de”. Carlo Maria Bonaparte morì prematuramente a causa di un tumore dello stomaco, il 24 febbraio 1785, a Montpellier.

La madre era Maria Letizia Ramolino, discendente da nobili toscani e lombardi; al momento del matrimonio, il 2 giugno 1764, aveva 14 anni, mentre il marito ne aveva 18.[10] La coppia ebbe 13 figli, di cui solo otto sopravvissero: oltre Napoleone anche i fratelli Giuseppe, Luciano, Luigi e Girolamo; le sorelle Elisa, Paolina e Carolina. Lo stesso Napoleone disdegnò in più occasioni tali ascendenze illustri affermando che voleva essere fondatore e non discendente di tale nobiltà.[11]

I due genitori combatterono nella guerra fra i corsi e i francesi e Maria combatté anche quando era incinta di Napoleone, suo secondo figlio. Il 15 agosto 1769[12] durante la festa dell’Assunzione si recò alla cattedrale di Ajaccio. Al suo ritorno a casa, intorno a mezzogiorno[13] si accasciò dando alla luce Napoleone. Venne battezzato un anno ed undici mesi dopo, il 21 luglio 1771.[14]

Infanzia

A cinque anni venne iscritto in un asilo d’infanzia in Francia, dove studiò con l’abate Recco[15] per quattro anni, nei quali ricevette educazione anche dallo zio, l’arcidiacono Luciano.

Fu grazie al titolo nobiliare ottenuto in Toscana che il padre Carlo poté iscriversi al Libro della nobiltà di Corsica, istituito dai francesi per consolidare la conquista dell’isola[16] e, solo grazie a tale iscrizione, all’età di nove anni, il giovane Napoleone fu ammesso il 23 aprile 1779,[17] sempre per iniziativa del padre, alla Scuola reale di Brienne-le-Château, nel nord della Francia, dove rimase fino al 17 ottobre 1784 (alcuni storici, erroneamente, ritengono fino al 30 ottobre dello stesso anno).[18] Per migliorare il suo francese e prepararsi alla scuola, prima frequentò per quattro mesi il collegio di Autun, i suoi studi furono finanziati grazie a una borsa di studio di duemila franchi.

Napoleone inizialmente non si considerava francese e si sentiva a disagio in un ambiente dove i suoi compagni di corso erano in massima parte provenienti dalle file dell’alta aristocrazia transalpina e lo prendevano crudelmente in giro motteggiando il suo nome come “la paille au nez = la paglia per il naso” (l’accusa di essere straniero l’avrebbe perseguitato per tutta la vita).[19][20] Qui strinse amicizia con Louis-Antoine Fauvelet de Bourrienne, suo futuro biografo, e nel frattempo il giovane Napoleone si dedicò con costanza agli studi, riuscendo particolarmente bene in matematica.[21]

Seguì le idee ateiste del collegio e lui stesso narrò che a 11 anni la sua fede vacillò.[22]

Grazie alla sua nascita in contesto italiano/toscano-corso, mantenne comunque un legame forte con la lingua e la cultura toscana/italiana, come dimostra il fatto che tra i suoi libri più cari, che portava sempre con sé, c’era la versione cesarottiana dei Canti di Ossian, saga poetica del guerriero celtico Ossian.[23]

Carriera nell’esercito

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Tolone (1793).

Dopo il giudizio positivo del cavaliere di Kéralio[24], il 22 settembre 1784 il suo successore, l’ispettore militare Reynaud des Monts, gli concesse l’ammissione alla Regia Scuola Militare di Parigi, fondata da Luigi XV su consiglio di Madame de Pompadour, dove giunse nella sera del successivo 21 ottobre, partito giorni prima il 17.[25] Nel 1785 tentò di passare in Marina, ma in seguito all’annullamento degli esami d’ammissione di quell’anno, passò in artiglieria, desideroso di abbandonare gli studi al più presto e dedicarsi alla carriera militare.[26] Alloggiava in una mansarda. Fra i suoi insegnanti figurava Gaspard Monge, creatore della geometria descrittiva.

Ottenne quindi la nomina a sottotenente a soli 16 anni[27] e fu distaccato, il 1º settembre 1785, presso un reggimento d’artiglieria di stanza a La Fère, come sottoluogotenente, sotto gli ordini del barone du Teil, per assumere la luogotenenza, pochi mesi dopo, presso un reggimento di stanza a Valence, nel sud-est della Francia.[28] In quei tempi si innamorò prima di Caroline, figlia di Anna du Colombier[29] e in seguito di Louise-Marie-Adelaide de Saint-Germain, ma in entrambi i casi venne rifiutato. La sua prima relazione fu con una prostituta.[30] Nel 1787 tornò a Parigi, poi viaggiò in Corsica e infine raggiunse il reggimento ad Auxonne.

Napoleone a 23 anni, tenente colonnello della Guardia Nazionale

Frattanto il giovane Napoleone continuava a detestare segretamente la Francia e i francesi e a coltivare la causa dell’indipendenza della Corsica, come testimoniato significativamente da un suo scritto del 1787:[31]

«Francesi, non paghi di averci portato via tutto ciò che ci era caro, avete anche corrotto i nostri costumi. La situazione attuale della mia patria, e l’impossibilità di mutarla, sono dunque un nuovo motivo per fuggire una terra in cui sono obbligato per dovere, a lodare uomini che per virtù dovrei invece odiare. Quando arriverò nella mia terra, che atteggiamento adottare, che linguaggio tenere? Quando la patria non è più, un buon patriota deve morire.»

Il capitano Bonaparte all’assedio di Tolone

Allo scoppio della rivoluzione nel 1789, Napoleone, ventenne e ormai ufficiale[32] del re Luigi XVI, riuscì a ottenere una lunga licenza grazie alla quale poté ritornare al sicuro in Corsica. Una volta stabilitosi qui si unì al movimento rivoluzionario dell’isola assumendo il grado di tenente colonnello della Guardia Nazionale. Nel 1791 si innamorò di Manesca Pillet ma venne rifiutato, e dopo essere stato per alcuni mesi a Auxonne il 1º giugno venne inviato nel 4º reggimento d’artiglieria a Valence[33] con il grado di primo luogotenente. Nel gennaio del 1792 si candidò come tenente colonnello e venne eletto, con alcuni dubbi,[34] il 28 marzo,[35] in seguito verrà momentaneamente retrocesso al rango di capitano. Per i suoi continui viaggi in Corsica, superando il tempo concessogli per la licenza militare, rischiò di essere considerato disertore,[36] preoccupato ritornò a Parigi nello stesso anno.

Il generale Bonaparte nel periodo della prima campagna d’Italia

Nel frattempo in Corsica infuriava la guerra civile scoppiata appunto nel 1793. Già dal 1792 gli eccessi rivoluzionari di settembre, che anticiparono l’instaurazione del “Terrore” dell’estate successiva, avevano spinto l’eroe nazionale dell’indipendenza corsa, Pasquale Paoli (che era rientrato trionfalmente nel suo Paese nel 1790, dopo il lungo esilio impostogli dai Re di Francia), a prendere le distanze da Parigi e a riprendere la lotta per l’indipendenza della Corsica. Accusato di tradimento e inseguito da un mandato di arresto emesso dalla Convenzione nazionale il 2 aprile 1793, Paoli ruppe gli indugi il 17 aprile, appellandosi direttamente a tutta la popolazione còrsa affinché difendesse la propria patria e i propri diritti. La famiglia Buonaparte, che pure aveva sostenuto Paoli al tempo della rivolta contro Genova e poi contro le Armate di Luigi XV (il padre Carlo e forse anche la madre parteciparono accanto a Paoli alla battaglia di Ponte Nuovo contro i francesi), scelse però la causa francese.
Nel febbraio 1793 Napoleone comandò i 350 uomini dell’11º battaglione verso l’isola della Maddalena in Sardegna. Il 22 febbraio sbarcò a Santo Stefano; l’attacco però non riuscì, in quanto mancò l’appoggio previsto della corvetta Fauvette.[37]

Napoleone fuggì rapidamente ad Ajaccio e di lì riparò con l’intera famiglia, accusata di tradimento, a Tolone. Il 12 settembre 1793[38] giunse al quartier generale di Cartaux. In sei settimane riorganizzò le forze per l’assedio alla città, preparò 100 pezzi di grosso calibro e raccolse vari ufficiali competenti. Con l’appoggio di Gasparin, uno dei tre commissari a Tolone, riuscì ad avere il controllo dell’artiglieria d’assedio; intanto il 19 ottobre era divenuto capo di battaglione.[39] A Cartaux successero Doppet e poi il capace generale Jacques François Dugommier. Napoleone conobbe Andoche Junot, che sarebbe stato in seguito governatore di Parigi. Il 1º dicembre viene nominato dal generale Dugommier aiutante generale. Riuscì a conquistare il forte dell’Eguillette, chiamato la piccola Gibilterra, e dopo gli altri forti nel dicembre 1793, liberò il porto di Tolone dai monarchici e dalle truppe inglesi che li appoggiavano. Secondo Chateaubriand, in questa occasione il giovane Napoleone si macchiò di massacri spietati contro la popolazione[40].

Tolone fu il suo primo clamoroso e avventuroso successo militare, che gli valse la nomina a generale di brigata il 22 dicembre[41] e l’attenzione del futuro membro del Direttorio Paul Barras, che lo aiuterà poi nella successiva scalata al potere. La sua amicizia con Augustin de Robespierre, fratello di Maximilien, prima lo liberò dagli arresti in casa cui era stato costretto nel 1794[42] poi lo fece cadere in disgrazia all’indomani del 9 termidoro e della conseguente fine del Terrore. Venne arrestato con l’accusa di spionaggio e poi liberato.[43] Le sue avventure galanti lo portarono a sedurre Louise Gauthier, moglie di un deputato, e a fidanzarsi, il 21 aprile 1795, con Désirée Clary.[44]

Tuttavia la fortuna gli arrise quando il 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795) Barras lo nominò, all’improvviso, comandante della piazza di Parigi, con l’incarico di salvare la Convenzione nazionale dalla minaccia dei monarchici (realisti). Con l’aiuto di Gioacchino Murat al comando della cavalleria, Napoleone colpì spietatamente i rivoltosi scongiurando un nuovo colpo di Stato. In seguito al brillante successo, Barras lo nominò generale del Corpo d’armata dell’Interno.[45]

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